Alessandro D’Amato, 23.7.08: G.P. Buscaglia, L’uomo che lavorava troppo
Alla fin fine, è tutta una questione di “ingiusto licenziamento” quella di Gian Piero Buscaglia; di mobbing, avremmo detto allora – la vicenda inizia nel 1981 – se la parola fosse stata in uso. Se non che, il lavoro dal quale il signor Buscaglia è stato licenziato è, civicamente parlando, piuttosto speciale: il poliziotto*. Intendiamoci, negli anni abbiamo avuto coscienza di alcuni atti non proprio onorevoli da parte di uomini delle istituzioni [molti fanno il proprio dovere con coscienza, ma non tutti]. Quindi non ci sarebbe nulla di male se Buscaglia fosse stato allontanato dal posto di lavoro per qualcosa di disonorevole. E invece no: dentro una realtà composita, fatta di “Eccellenze” furbette, alcune non proprio capaci di comportamenti virtuosi – capita anche che arrivino promozioni difficilmente comprensibili: Canterini, dal G8 di Genova alla promozione a questore: https://tinyurl.com/57ts6232 . Ma accadono anche storie come questa.
PROLOGO – “All’inizio vi fu una serie di coincidenze ad impestarmi in quelle circostanze; poi subentrarono prevaricazioni, il mio orgoglio, la testardaggine; non avevo idea del guaio in cui mi sarei cacciato”. Imperia, 1981. Buscaglia, appena entrato in polizia, già comincia a pensare da guardia: vuole imparare come cavolo funzionino gli uffici dove lavora – ah, tutti i dipendenti fossero così! – e nel farlo si rende conto non solo delle procedure regolari, ma ne scopre anche di irregolari. Per quanto ne capisce, un impresario* siculo paga tasse governative di rilascio esplosivo per sparo mine, ma curiosamente non versa quelle sui rinnovi: così evade, e sarebbe il meno, ma risulta pure, agli occhi di chi dovesse fare un piccolo controllo frettoloso, in possesso di una maggior quantità di tritolo rispetto a quella della quale è ufficialmente titolare. Come dire che della quantità in più può farne ciò vuole: anche rivendersela; o pensare d’usarlo, magari a Capodanno. – – Non contento, Buscaglia va a ficcare il naso negli appalti dell’Istituto Autonomo Case Popolari di Imperia*; stavolta non per zelo, ma per motivi più umani e concreti: “io e la mia ragazza [poi, mia moglie] ci rivolgemmo allo IACP per comprare una casa a riscatto, certamente senza alcuna voglia di far scoppiare scandali. – Ma dopo aver sborsato 30 milioni…**“.
SI COMINCIA…- “La mia non è una storia di mobbing, ma di mafia“, ricorda oggi Buscaglia: “Oltre e dietro il mobbing c’era ben altro”. Dopo le denunce, non solo non succede nulla, ma G.Piero viene isolato dai colleghi, emarginato; subisce minacce, neppure troppo velate, da parte dei Superiori; si rivolge ai Sindacati*, ma questi non sembrano proprio interessati al suo caso, anzi! Lui non è tranquillo, ma spera: “Intorno a me, poliziotti e sindacalisti; malgrado tutto, mi sentivo in una botte di ferro: prima o poi, qualcuno sarebbe intervenuto a mio favore“. Alla fine cede, pensa che la vita dell’eroe solitario non fa per lui: nel 1987 chiede trasferimento ad Alessandria. – Alcuni anni tranquilli; poi, nuovo ordine di spostamento, stavolta in un edificio in via di costruzione: G.Piero diventa l’unico inquilino d’un ufficio di 7 stanze tutte rigorosamente vuote, tranne una usata da secchio della spazzatura; passa il tempo a guardar il soffitto; lo lasciano 5 anni in quella sinecura, prima di spedirlo alla Stradale; ma intanto è divenuto lui stesso sindacalista Usi*, e decide di ricorrere al Tar. Non l’avesse mai fatto.
SCUSI, LEI E’ MATTO? – Nel 1997, un giorno s’ammala e gli mandano la visita fiscale. Esempio d’efficienza – direte voi – sarà contento Brunetta. Se non che, subito dopo gli inviano pure quella di idoneità al servizio. Non solo: i suoi superiori fanno insinuazioni sul suo carattere e sulla sua vita privata, così il medico della Commissione Asl porta l’esame sul piano psichiatrico. Sì, perizie psichiatriche che attestano ciò che devono attestare: cioè che lui non è matto. Torna al lavoro, quindi. Ma subito dopo ne arriva un’altra, poi un’altra ancora. All’ennesima, G.Piero si rifiuta di sottoporsi, e allora è giudicato non idoneo soltanto sulla base delle carte di polizia. Tradotto: è matto perché qualcuno l’accusa di esserlo. Se fosse una barzelletta, farebbe ridere; invece è realtà. A quel punto, tutti voi avreste fatto la stessa cosa che ha fatto lui.
SI’, LO SONO!– Si mette a fare il matto: “Espone cartelli, striscioni, produce e diffonde volantini, sciopera, rifiuta d’esser ripetutamente visitato; talvolta, a fini puramente dimostrativi e di fatto autodenunciandosi, viola alcune disposizioni regolamentari e di legge per protesta contro la persecuzione psichiatrica; la situazione scivola sul piano penale quando espone un cartello in ufficio con scritto «Abusi in corso», appeso fuori dall’orario di lavoro e recante l’elenco delle perizie subìte; ciò gli procura una denuncia per interruzione di pubblico servizio. I soli reati di violenza contestatigli son connessi a sue presunte resistenze e lesioni nei confronti di agenti intervenuti a impedir le sue solitarie manifestazioni” [interrogazione 28.1.08 alla Camera: https://tinyurl.com/3e7mpp8a ]. Resistenze e lesioni sono cose a parte, in sé divertentissime: secondo gli atti del processo a cui è sottoposto, G.Piero “il 13.06.1999 avrebbe opposto resistenza e procurato lesioni a ben 6 poliziotti, 3 la mattina e 3 il pomeriggio; il tutto da solo, senza armi proprie e improprie o strumenti contundenti”. Per tali imputazioni, in un caso è assolto, nell’altro “condannato in 1°grado a 4mesi+1/2 benché i referti medici presentati [ben 3] attestino che egli sia l’unico protagonista uscito lesionato dall’episodio; gli agenti interrogati giustificano le percosse come difesa da una supposta aggressione”.
RECIDIVO? ME NE FREGO! – A ottobre 1999 l’irrequieto Buscaglia ne combina un’altra: “Oppone resistenza a 7 poliziotti, di nuovo è accusato di lesioni, arrecate anche in tal caso senza alcuna arma o strumento contundente, tranne [sic] la ruota posteriore della propria bicicletta, contro la quale un agente avrebbe urtato la gamba procurandosi ferite lacero-contuse; per tale imputazione, è di nuovo condannato in 1°grado a 4mesi+1/2 di reclusione”. E due. Intanto – è il 2002 – arriva la 12^ e ultima perizia. C’è poco da fare: G.Piero è idoneo. Ma subito, a maggio, ecco il preavviso di licenziamento, che 4 mesi dopo diviene effettivo: s’è rifiutato, infatti, di star senza far nulla, assentandosi dall’ufficio per protesta.
LA CASTAAA! – Nel frattempo, però, il cittadino Buscaglia ha una fortuna: il suo caso diventa politico. Se ne interessano alcuni radicali torinesi: portano la storia all’attenzione dell’assessore regionale alla sanità, che dichiara: “In effetti, il numero di visite e perizie psichiatriche commissionate è anomalo”. Poi si va fino al Parlamento europeo. Nel 2007 arriva la causa contro il licenziamento, decide il Tribunale alessandrino; bastano 5 mesi, processo lampo: vittoria su tutta la linea. Ora lo Stato gli deve 5 anni di stipendi arretrati più gli interessi e il reintegro. Lo Stato -meglio ricordarlo- siamo noi tutti cittadini, non solo i superiori di Buscaglia, rei di comportamento scorretto: se il ministero non si rivale su di loro, essi non ci perderanno neppure 1€. In attesa dell’appello -i termini scadono in questi giorni- Buscaglia è, a tutti gli effetti, un uomo vessato ingiustamente dal suo datore di lavoro. Segnatamente: lo Stato. Per motivi non ancora chiariti.
AH, LA RIVIERA – Quella dove viveva G.Piero in quegli anni era la Liguria di gente come Alberto Teardo, assessore regionale e presidente di giunta; arrestato nel 1983 [s’era dimesso alla vigilia di elezioni politiche che avrebbero dovuto portarlo in Parlamento], suo malgrado passò alla storia come 1°protagonista d’una vicenda pre-Tangentopoli. Teardo, che in Regione restò poco meno di 3 legislature [non completò la 3^ per candidarsi al Parlamento], riceve ogni mese un assegno intorno ai 3.000€”, dice Repubblica [ Teardo fra i pensionati d’oro: https://tinyurl.com/ajkkawrj ] . E’ la Liguria dell’infiltrazione mafiosa, dei grembiulini massoni e della P2 della Riviera, come qualcuno ricorda. Insomma, non è che non si capisca perché uno che ha soltanto ficcato il naso in una storia di esplosivi, e in un’altra di case popolari [due storielline, su, mica era il Banco Ambrosiano o -peggio!- il campionato di calcio], sia finito così perseguitato. Anzi. Purtroppo si capisce benissimo.
*non poliziotto ma segretario amm.vo, amm.ne civile interno, in uff.Ps dopo Riforma 1981; *Filippone Francesco, ditta Ices con cave a Ceriale-SV; *Cichero Emanuele pres.Iacp in quota Psi; Scajola già sindaco; *Cgil Cisl Uil Siulp: Caccavari Vittorio,poi Prc; Codarri Luciano; DeGrado Mario, Pullia Franco, Annunziata Michele/Cisl Viminale; Castelli Italo+tanti altri, soprattutto Cisl-IM; segr.Siulp Famà Giuseppe, Botti Orlando il suo vice; *Usi-Unione sindacale italiana
**dati 30milioni [1983-84], il c.d.impresario -sempre Filippone quello del tritolo- fallisce[?] e metà degli alloggi restano invenduti; come nulla fosse, il Comune-IM si dichiara ad alta densità abitativa e, profittando d’una legge ad hoc, li compra coi soldi dello Stato trasformandoli in case popolari a posteriori: fritto misto di assegnatari, inquilini comunali e Iacp, sede provvisoria per sfrattati [stanno lì da 3generazioni], piccoli proprietari bidonati. NB: furono colleghi di Buscaglia a suggerirgli Piani, portandocelo in auto civetta: cosa non si fa per l’amico degli amici, proposto al soggiorno obbligato dal giudice Ferro di Savona, mentre a Imperia… lo Iacp gli dava gli appalti e la questura il tritolo!
https://tinyurl.com/57ts6232 = http://archiviostorico.corriere.it/2005/giugno/14/Canterini_promosso_diventato_questore_co_9_050614026.shtml
https://tinyurl.com/3e7mpp8a = http://banchedati.camera.it/sindacatoispettivo_15/showXhtml.Asp?idAtto=20784&stile=6&highLight=1&paroleContenute=%27INTERROGAZIONE+A+RISPOSTA+SCRITTA%27
https://tinyurl.com/ajkkawrj = http://genova.repubblica.it/dettaglio/Regione-94-pensionati-doro-ce-anche-Alberto-Teardo/1391589